I BAMBINI DI TEREZIN

I BAMBINI DI TEREZIN
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Un lavoro per spiegare la giornata della memoria ai bambini di classe quinta.

Le slide in PDF sono presentate con la LIM.

LO SHOAH

SLIDE 1: Shoah” è un termine ebraico che significa “sterminio”.
Si riferisce ad una delle più vergognose vicende della storia umana avvenuta durante la seconda guerra mondiale.

Il regime nazista del dittatore Hitler, fin dal 1933, e il regime fascista del dittatore Mussolini, dal 1938, condussero nei confronti delle persone ebree una vera persecuzione.
In un primo momento furono create le “leggi razziali” che, rendendo intollerabili le condizioni di vita delle persone ebree, cercarono di spingerle verso un esodo definitivo all’estero. Poi, mentre si svolgeva la seconda guerra mondiale, gli ebrei vennero isolati e concentrati nei ghetti. SLIDE 2- 3
Che cos’era un ghetto? Il ghetto è un’area nella quale persone considerate (o che si considerano) di una determinata etnia, o unite da una determinata cultura o religione, vivono in gruppo, in regime di reclusione più o meno stretto. In realtà il termine nasce per indicare il quartiere ebraico, quella zona della città in cui gli ebrei erano anticamente confinati ad abitare, e completamente rinchiusi durante la notte.

All’inizio del 1942 venne, infine, varata la “soluzione finale del problema ebraico”. Un piano agghiacciante di sterminio che prevedeva la deportazione degli ebrei di tutti i paesi occupati nei lager e la loro uccisione. SLIDE 4 – 5 . In tutto sono stati uccisi circa 6 milioni di ebrei. Nei Lager tutti i prigionieri, compresi i bambini, venivano privati dei loro abiti e obbligati ad indossare la zebrata, cioè una casacca e un paio di pantaloni per i maschi e un largo camicione per le femmine a strisce grigio-azzurre. SLIDE 6

Sulla zebrata venivano cuciti un triangolo e un numero di matricola. Il triangolo era un contrassegno di stoffa che veniva dato a ciascun deportato insieme al numero al momento dell’immatricolazione. Il colore del triangolo individuava la categoria con la quale l’amministrazione del Lager “catalogava” i deportati: triangolo rosso per i politici, triangolo giallo per gli ebrei, …….. SLIDE 7 . Nel lager di Auschwitz il numero di matricola attribuito a ciascun deportato veniva anche tatuato sull’avambraccio sinistro.
SLIDE 8 – 9

Tutti i prigionieri dovevano lavorare tutto il giorno e non avevano quasi cibo per nutrirsi. Molti si ammalarono e morirono per le terribili condizioni in cui vivevano, altri furono uccisi nelle camere a gas. In Italia vennero perseguitate circa 51.000 persone, di esse 46.656 erano effettivamente ebrei e circa 4.500 erano non-ebrei-classificati-di-razza-ebraica.

Auschwitz fu uno dei più terribili campi di sterminio.
Si trovava a circa 70 km a ovest di Cracovia nella Polonia meridionale. Il lager era molto grande e aveva oltre 40 campi dipendenti. Le torri di guardia con le mitragliatrici all’entrata del campo e una barriera di filo spinato in cui passava la corrente elettrica impedivano ai prigionieri di scappare. Il solo toccarla poteva causare una paralisi mortale.
Sempre all’entrata si trovava una betulla ed un’aiuola ben curata, in netto contrasto con le cose terribili che accadevano in quel luogo. Vicino a quella betulla i prigionieri sostavano vestiti per l’ultima volta con le proprie vesti, e qui il guardiano di servizio (Blochführer) controllava lista alla mano, il loro numero, chiamandoli ancora con il proprio nome. Davanti a questa betulla passarono centinaia di migliaia di uomini e di donne che rappresentavano i cittadini di tutti i paesi europei occupati dagli hitleriani. Di loro se ne salvò solo qualcuno. SLIDE 10 – 11

Il campo di sterminio di Auschwitz fu liberato dall’Armata Rossa proprio il 27 gennaio del 1945. In questo lager morirono circa 4 milioni di persone. SLIDE 12 – 13

I BAMBINI DI TEREZIN

Terezin è una cittadina a circa settanta chilometri da Praga. Quando, nel 1941, la Polonia fu invasa dai Tedeschi, la cittadina diventò un ghetto per gli Ebrei.
Tra le sue antiche mura a forma di stella, vennero ammassati quindicimila bambini e ragazzi, strappati dalle loro famiglie e destinati al campo di sterminio di Auschwitz. Solo un centinaio di loro riuscì a salvarsi.
Sotto la guida di qualche maestro che faceva loro scuola di nascosto, tanti bambini a Terezin hanno continuato a scrivere, dipingere e cantare fino alla fine…
SLIDE 14 – 15 – 16 – 17

Tra quegli scritti, c’erano anche i seguenti versi. SLIDE 18 – 19

La farfalla
L’ultima, proprio l’ultima,
di un giallo così intenso, così
assolutamente giallo,
come una lacrima di sole quando cade
sopra una goccia bianca
– così gialla, così gialla! –
l’ultima,
volava in alto leggera,
aleggiava sicura
per baciare il suo ultimo mondo.
Tra qualche giorno
sarà già la mia settima settimana
di ghetto:
i miei mi hanno ritrovato qui
e qui mi chiamano i fiori di ruta
e il bianco candeliere del castagno
nel cortile.Ma qui non ho visto nessuna farfalla.
Quella dell’altra volta fu l’ultima:
le farfalle non vivono nel ghetto.

Quattromila disegni e sessantasei poesie sono tutto quello che ci resta dei bambini di Terezín, erano 15.000 e ne sono sopravvissuti meno di 100. SLIDE DA 20 A 35

La poesia che segue porta la data del 1941, non si conosce il nome di chi l’ha scritta, ma il messaggio che ci ha lasciato è di fiducia nella vita e ne canta la bellezza. L’autore s’identifica con il volo libero dell’uccello come l’autrice del disegno nella farfalla. SLIDE 36

Vedrai che è bello vivere
Chi s’aggrappa al nido
non sa che cos’è il mondo,
non sa quello che tutti gli uccelli sanno
e non sa perché voglia cantare
il creato e la sua bellezza.

Quando all’alba il raggio del sole
illumina la terra
e l’erba scintilla di perle dorate,
quando l’aurora scompare
e i merli fischiano tra le siepi,
allora capisco come è bello vivere.

Prova, amico, ad aprire il tuo cuore alla bellezza
quando cammini tra la natura
per intrecciare ghirlande coi tuoi ricordi:
anche se le lacrime ti cadono lungo la strada,
vedrai che è bello vivere.

Dopo la visione delle slide sulla LIM accompagnata dalle spiegazioni dell’insegnante si propone ai bambini di copiare le due poesie sul loro quaderno: ne sceglieranno una e si chiederà poi di fare la parafrasi e di rappresentare graficamente la poesia scelta.

ATTIVITA’ SU PRIMO LEVI

Primo Levi (Torino, 31 luglio 1919 – Torino, 11 aprile 1987) è stato uno scrittore italiano autore di racconti, memorie, poesie e romanzi.
Nel 1944 venne deportato nel campo di sterminio di Auschwitz. Il suo romanzo “Se questo è un uomo”, che racconta le sue esperienze nel lager nazista, è considerato un classico della letteratura mondiale.

NEL LAGER DI AUSCHWITZ
Eccomi dunque sul fondo. A dare un colpo di spugna al passato e al futuro, si impara assai presto, se il bisogno preme. Dopo quindici giorni dall’ingresso, già ho fame regolarmente, la fame cronica sconosciuta agli uomini liberi, che fa sognare di notte e siede in tutte le membra dei nostri corpi; già ho imparato a non lasciarmi derubare, e se anzi trovo un cucchiaio, uno spago, un bottone di cui mi possa appropriare senza pericolo di punizione, li intasco e li considero miei di pieno diritto.
Già mi sono apparse, sul dorso dei piedi, le piaghe che non guariscono. Spingo vagoni, lavoro di pala, mi fiacco alla pioggia, tremo al vento; già il mio stesso corpo non è più mio: ho il ventre gonfio e le membra stecchite, il visto tumido al mattino e incavato a sera; qualcuno fra noi ha la pelle gialla, qualche altra grigia: quando non ci vediamo per tre o quattro giorni, stentiamo a riconoscerci l’un l’altro.
Avevamo deciso di trovarci, noi italiani, ogni domenica sera in un angolo del Lager; ma abbiamo subito smesso, perché era troppo triste contarci, e trovarci ogni volta più pochi, e più deformi, e più squallidi.
Ed era così faticoso fare quei pochi passi: e poi, a ritrovarsi, accadeva di ricordare e di pensare, ed era meglio non farlo.
(Se questo è un uomo, Einaudi)

Rispondi alle seguenti domande:
1 – Lo scrittore ha raccontato la dolorosa esperienza vissuta in un Lager durante la seconda guerra mondiale. Che cosa dovette imparare ad Auschwitz per sopravvivere?
2 – Che cosa lo tormentava già pochi giorni dopo l’arrivo?
3 – Gli italiani si ritrovavano, ogni domenica sera, in un angolo del campo di concentramento: ma questa abitudine era durata poco. Perché?
4 – Possiamo ricavare un messaggio dalla testimonianza, dolente ma pacata, di Primo Levi. Quale?

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